La vera storia del vetro di Murano

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È il 1291: Venezia è la patria mondiale delle vetrerie e della lavorazione del vetro, ma in città scoppiano continuamente incendi a causa delle fornaci. Così, l’amministrazione della città decide di spostare la produzione del vetro nel complesso di isole di Murano. Per evitare che i vetrai esportassero la conoscenza antica della lavorazione del vetro, la città di Venezia li obbligò a vivere su queste nove piccole isole. Qualcuno riuscì a scappare, fondando la scuola della lavorazione del vetro di Boemia. Ciononostante, Murano è ancora oggi la patria del vetro artistico, degli infiniti colori, delle lavorazioni preziose di questo materiale.

Questa è la storia del vetro di Murano!

L’antichità

Murano è abitata fin dai tempi delle invasioni barbariche. Sull’isola trovarono rifugio le popolazioni locali che scappavano dalle invasioni. In poche centinaia di anni questo piccolo porto lagunare divenne celebre per le saline, per la pesca e per i suoi mulini ad acqua.

La storia politica di Murano si avvicenda tra concessioni e restrizioni provenienti dalla città di Venezia, che prima la rende autonoma, poi la associa ad alcuni suoi quartieri periferici, poi di nuovo le concede più libertà. Con Napoleone Murano diventa un comune autonomo, e solamente nel 1923 diventa parte ufficiale del comune di Venezia.

Il Libro d’Oro

Abbiamo accennato che Venezia ha sempre temuto che l’arte e il sapere dei maestri vetrai scappasse con loro in altre città d’Europa. Fu così che nel 1602, il podestà di Venezia decise di far iscrivere ogni artigiano del vetro nel Libro d’Oro, con un processo burocratico lungo e complesso: l’iscrizione era l’unico modo di esercitare il mestiere. Inoltre, solamente gli iscritti a questo censimento avevano diritti politici.

Le miscele storiche

Gli artigiani muranesi hanno sempre sperimentato con questo duttile materiale, composto prevalentemente da silice e capace di fondere ad elevatissime temperature. Ancora oggi, le tecniche di produzione antiche vengono riproposte e interpretate dagli artigiani, come quelli di lampadaridimurano.com.

La massa di vetro era già anticamente costituita solamente da sabbia e soda, oppure da frammenti di cotisso, un tipo di vetro grezzo, rifuso per modellarlo.

E poi, la fase più spettacolare del processo di modellazione, ancora oggi. Bardelle, canne, pontelli, tagianti e la sapienza delle mani e del soffio erano gli unici strumenti a disposizione degli artigiani per dare al vetro le sue forme eccezionali.

Sodio, nitrato e arsenico

Sperimentando con le composizioni chimiche, i vetrai muranesi scoprirono che il sodio era in grado di rendere il vetro opaco e di conferire un aspetto ancora più particolare a questo materiale. Nitrato e arsenico, invece, prevenivano la formazione di bolle nella massa di vetro liquida.

L’arsenico è ancora oggi utilizzato per la produzione del vetro cristallino, incolore e completamente trasparente, nonostante le pressioni per sostituire questa sostanza pericolosa con altre meno inquinanti. Sebbene esistano materiali capaci di replicare in parte l’effetto dell’arsenico, la trasparenza e la brillantezza del cristallo è resa possibile solamente da questa sostanza.

I colori magici di questo vetro erano ottenuti miscelando alla massa liquida metalli, composti chimici, formule segrete degne di alchimisti medievali, custodite gelosamente da ogni bottega e tramandate da artigiano ad apprendista.